
Mi ha scelto lui. Quando mi ha visto nel negozio, è saltato sulle mie ginocchia e niente poteva farlo muovere. Mi seguiva ovunque, in viaggio, al lavoro. Se non lo portavo con me, faceva i suoi bisogni sul mio cuscino. Quando sono venuto a lavorare a Milano, mi ha seguito.
Non l’ho rinchiuso perché sapevo che mi avrebbe sempre trovato. Un giorno, saltò dalla finestra della mia stanza ed uscì per esplorare i tetti e le corti dei miei vicini.
La mattina seguente non tornò. Senza preoccuparmi, lasciai la finestra aperta e aspettai. Il giorno successivo, niente, non era possibile! Mi dicevo che sarebbe tornato, tornava sempre. Un giorno di più, non si sa. Beh, il posto era nuovo, voleva esplorarlo più in dettaglio, forse aveva incontrato una gatta. Stavo solo inventando delle scuse.
Una settimana era passata, cominciai a spaventarmi. Negus, si chiamava Negus, era troppo bello, era di razza, un incrocio persiano-siamese. Devono averlo rubato. L’hanno preso. Ho coperto le pareti del quartiere con la sua foto col mio numero di telefono, ho messo un annuncio su internet, ho contattato gli asili.
Dopo un mese, ancora disperato, continuavo a cercare, non era possibile che un gatto di questa bellezza non lasciasse traccia. Ho inviato a tutte le organizzazioni che organizzavano concorsi le sue foto, ho visitato tutti i cimiteri per gatti del mondo, lo sto ancora cercando:
Non l’hai mai incontrato? ecco il suo ritratto.


